sabato 17 novembre 2007

Farsa

‘O PITTORE D’’O MUORTE VIVE
FARSA
di Giacomo Marulli
Riduzione e rielaborazione di
Gennaro D’Aria
Personaggi

Corallina

Tutore

Pulcinella

Eugenio (morto)


Scena: Uno studio da pittore. Accessori vari. Un tavolino con due sedie. Tavolozza. Un piccolo divano. All’apertura del sipario la scena e’ vuota. Dopo poco entra Corallina piangendo ha in mano una valigia.

Corallina: Madonna mia non ce la faccio piu’. Basta me ne vado da questa casa. (continua a piangere.)

Tutore: Ma perche’ piangi sempre?!… Mi sembri una trombetta.

Corallina: Piango e piangero’ (alla maniera di presentatrice).

Tutore: Ne, ma che d’’e na’ canzone d’’o festival?… (arrabbiato) Perche’ piangi?…

Carolina: Perche’ voi non volete che io sposi Eugenio.

Tutore: Mai e poi mai!….

Carolina: Ma perche’?…..

Tutore: Perche’ mi e’ antipatico.

Corallina: Ma se non lo conoscete!…

Tutore: Mi e’ antipatico con tutto che non lo conosco.

Corollina: E allora io me ne vado nella mia stanza a piangere.

Tutore: Tu non devi piangere pecche’ ‘o tengo pe’ malaugurio. Piuttosto hai pensato a cose piu’ importanti… come mangiare.

Corallina: Ho cose piu’ importanti da fare.

Tutore: E che devi fare?…

Corallina: Devo piangere. (piange con l’intonazione di una sirena).

Tutore: Ma quel cretino di Pulcinella dov’e’?…

Corallina: E’ uscito. Forse e’ andato a fare la spesa.

Pulcinella: (d.d. litiga con il portiere e i ragazzi). Iatevenne… Muort’’e famme!…

Corallina : Caro Tutore voi siete cattivo, burbero e senza cuore.

Tutore: Ah, tu dici questo a me?!…. Questo a me, che sono….

Pulcinella: Nu turz’’e pennelle!…

Corallina Ride

Tutore: Io sono un uomo di cultura. Ma come io ho studiato tanto per diventare….

Pulcinella: Imbecille!…

Tutore: Guardate. io sono un burbero?… Io teng’’o core ca e’ na….

Pulcinella: ‘Na preta.

Corallina Ride

Tutore: Ma che ride affa’?…. Io teng’’o core che’ e preta?….

Pulcinella: Na preta mmocche te menasse.

Tutore: Ma chi e’ che grida in questa maniera?….

Corallina: E’ pulcinella che litiga con qualche persona.

Tutore: No, io lo licenzio. Gli do gli otto giorni.

Corallina: Veramente gli dovete dare otto anni di stipendio. E poi non dovete trattare male Pulcinella, io gli voglio bene. Lui mi ha cresciuta.

Pulcinella: (entrando) Ma che ce tenene sti scarrafun’’e guaglione!… (Guardando fuori) E a te guardaporto, te ne abusi che sono un signore e le cattive parole non le posso dire…. Cornuto!

Tutore: Non gridare. Ma con chi ce l’hai?….

Pulcinella: Con il portiere. Io ogni vvote che passo me fa na’ resata ‘nfacce. Chille s’e’ fatte na’ resate nfaccia a faccia da faccia mia.

Tutore: Basta parliamo di cose serie, tu che hai comprato?…

Pulcinella: Tutto.

Tutore: Bravo!… Hai visto?… Ti eri preoccupato che non ti davano il mangiare. Che ti ha detto il macellaio?….

Pulcinella: Che se non andate a pagare il conto viene lui qua’.

Tutore: Ah, bravo!… Mi porta la spesa…

Pulcinella: No, ve men’’acopp’’abbascio. So tre anni che non lo pagate.

Corallina Ride

Tutore: E tu ridi sempre delle mie disgrazie?!… Vai a cucinare.

Corallina: Non posso. Ho cose piu’ importanti da fare.

Tutore: E che devi fare?….

Corallina: Devo piangere. (esce)

Pulcinella: Toto’

Tutore: Chi e’?…. Che de’ sta cunferenzia?….

Pulcinella: (ironicamente) Salvatore.

Tutore: Io mi chiamo Eustacchio…

Pulcinella Che schif’’e nomme…

Tutore: No Salvatore o Totore come dici tu. Io sono il tutore di Corallina. Sono come un padre adottivo.

Pulcinella: Embe’, perche’ la fate piangere?…

Tutore: Perche’ si vuole sposare.

Pulcinella: E fatela sposare.

Tutore: Non posso. Perche’ quando Corallina mi fu affidata era ricca e aveva una grande dote ed io me la sono mangiata. Ci vorrebbe uno che se la sposa pe senza niente… Un amico a caso… TU.

Pulcinella: Io non posso…. Fallo tu.

Tutore: Ma io sono brutto…

Pulcinella: Mo ci penso io. (Lo trucca e al finale della scena Corallina lo vede e piange). E mo’ come si fa?… Lo sposo vorra’ la dote, i soldi…

Tutore: E io addo’ ‘e piglio, addo’ ‘e piglio?…A proposito Pulcinella noi tra poco saremo ricchi: devi sapere che sono un grande artista….

Pulcinella: Ca’ pa’ famme perd’’a viste.

Tutore: Io con il pennello in mano….

Pulcinella: Sai che barbe te fide e fa’?….

Tutore: Con il pennello in mano sono capace di fare…. In fatti ho trovato il rimedio per far soldi. Io ‘o mezz’’o tengo.

Pulcinella: E pecche’ vien’’appere?….

Tutore: Io avro’ ducati 500

Pulcinella: Ma fatte da na’ visparelle ce ne jamm’’o mare.

Tutore: Avro’ 500 monete per dipingere un morto.

Pulcinella: E addo’ ‘o jamme affa’ chistu ritratte?….

Tutore: No, viene lui qua’…

Pulcinella: Vene sule isse?…

Tutore: No, l’accumpagnene.

Pulcinella: Vene cu ll’ati muorte appriesse?….

Tutore: Si chiudene ‘o campusante ‘e venene cca’. Cretino, l’accompagnano….

Pulcinella: E schiattamuorte…

Tutore: I parenti. Qui da me e’ venuta la Contessa Famme sta’cca’

Pulcinella: E statte….

Tutore: Famme sta’ cca’.

Pulcinella: E chi te ne sta’ caccianne?…

Tutore: Famme sta’ cca’.

Pulcinella: E statt’’a chi ‘o vuo’?…

Tutore: Famme parla’: la contessa Vladimire Vercingetorige degli ulivi vedova Famme sta’ cca’

Pulcinella: Mo’ accumminciamme n’ata vote?…

Tutore: Appena mi ha visto ha detto….

Pulcinella: Quande faje schifo!

Tutore: Pittore ti voglio parlare…

Pulcinella: Mentre dipingi un altare…

Tutore: Pittore devi sapere che mio figlio e’ morto. E piangeva, piangeva. Piangeva e si strappava i capelli. Te lo ricordi quanto era bravo e sfortunato, e piangeva, piangeva, non aveva un braccio, e piangeva. Non aveva un occhio, e piangeva; piangeva; era anche zoppo.

Pulcinella: Azze ce vo nu coraggio…. S’o’ chiagneve pure… invece d’’o jtta’.

Tutore: Piangeva la povere donna, diceva: pittore io ho perso mio figlio…

Pulcinella: E ‘o vo’ a nuje?….

Tutore: Ci pensate… non lo vedro’ piu’….

Pulcinella: Signo’ ‘e nun e’ meglio?….

Tutore: Come devo fare per vederlo?

Pulcinella: Adda’ ‘j abbascie ‘o scasse….

Tutore: Fategli un ritratto cosi io potro’ sempre ricordarlo in tutta la sua bellezza. Ecco perche’ dobbiamo fare il ritratto. Quindi andiamo a comprare i pennelli, colori e tavolozza.

Pulcinella: Toto’ io t’ho dico a mo’… appena ven’’o muorte io mi licenzio e me ne vado pecche’ a me e muorte me fanne paura, io sulo si ce penzo me sent’’e tremma’., se fa a pelle pecunie pecunie. Pienze ca si voglio allucca’ nun ‘o pozze fa pecche’ se ne scenn’’a lengua nel vaverazziello. (vanno via)

Eugenio; (entrando) Finalmente, ho visto il pittore e Pulcinella andare via e sono salito dalla mia adorata Corallina. (La chiama piu’ volte)

Corallina: (entrando con valigia per fuggire). Basta, mo me ne vado da questa casa, me ne fuggo, ( batte la valigia sul piede di Eugenio).

Eugenio: (grida. I due si spaventano. Si vedono e si tirano per mano) Corallina amore mio!

Corallina: Eugenio!… (fanno un girotondo. Corallina lo prende in braccio). Amore mio che fai tu qua’?

Eugenio: E’ per un piano che ho escogitato io: ho fatto venire qui una delle mie cameriere dicendo d’essere la contessa mia madre e di volere un ritratto del figlio morto in modo che lei possa conservarne il ricordo.

Corallina: E tu cosa vuoi fare?.

Eugenio; Saro’ morto….

Corallina: Oh, mio Dio!…

Eugenio: Mi fingero’ morto, fingendomi morto li spaventero’ al punto che scapperanno e ci lasceranno soli ed io ed io ti faro’ mia, cosi dovranno acconsentire per forza alle nostre nozze.

Corallina: Bravo! Ma adesso fuggi, stanno per ritornare

Eugenio: Ma io non ho paura di nessuno!….

Corallina: Fuggi

Eugenio: Si amore mio, parleremo per lettera, leggi cosa ti ho scritto. (le da la lettera e va via.)

Corallina: (legge la lettera). Zeppolina mia di zucchero…

Tutore: (entra. Corallina si spaventa e fa cadere le lettera). Ma che fai?… non hai nulla da fare?…

Corallina: (guardando la lettera finita sotto il piede del tutore e mandandole baci) Come no, devo andare subito a… piangere. (va via:)

Tutore: Ma chillu cretino e Pulcinella dov’e’ andato che non lo trovo piu’?… (scorgendo la lettera a terra). Guardate, guardate come fanno i servizi in questa casa. Una lettera per terra.(La raccoglie e comincia a leggere. El frattempo entra Pulcinella. Lettura della lettera fino a quando Pulcinella gli batte sulla spalla.

Pulcinella: (battendogli sulla spalla). Padro’ ho venuto e sto’ cca’.

Tutore: Quante volte ti devo dire che quando entri devi bussare. M’he fatte mettere na’ paura. M’he fatte zumpa’me credevo ca era ‘o muorte. Tu hai capito niente?… Corallina c’ha il ganzo!

(Lazzi a Convenzione)

Tu hai capito la tragedia? La ragazza non e’ solo innamorata, e’ proprio fidanzata.

Bussano alla porta

Vai ad aprire che bussano alla porta.

Pulcinella: (Va ad aprire. Nel frattempo il tutore prepara colori e trepiede.) Toto’ (con voce tremolante) E’ arrivata sua eccellenza il cadavere.

Tutore: Sull’isse?… ‘E le’ lasciate for’’a porta?…

Pulcinella: Ma pecche’ te miette paura che se ne fuje?…

Tutore: Ma fagli compagnia.

Pulcinella: Si mo’ ‘o cante na’ canzone.

Tutore: Andiamo a prenderlo. (Escono. Insieme lo trascinano seduto su di una sedie. Il cadavere e’ coperto da un lenzuolo. Lo sistemano vicino al tavolino.) Forza Pullecene’ scopriamo il morto.

Pulcinella: Tu che muort’’e chi te’ muorte staje dicenne?…. Io me ne vado. (Fa per andare ma il tutore lo trattiene e lui salta.)

Tutore: E che gli faccio il quadro con il viso coperto?…

Pulcinella: No padro’ io nun cia’ faccio me metto troppa paura.

Tutore: Vai cretino, non avere paura. I morti non fanno paura a nisciuno, il vivo fa paura. Dici dentro di te: io sono un uomo e il morto non mi fa paura.

Pulcinella: (parlando nel camicione) Io sono un uomo e il morto non mi fa paura.

Tutore: Ma co’ dice dint’’a cammise?…

Pulcinella: E che l’aggia dicere dint’’e scarpe?…

Tutore: Dici bene: il morto e’ morto e non mi fa paura.

Pulcinella: (lo ripete per tre volte poi dice) Il morto e’ morto e io me fotte da’ paura.

Tutore: Basta hai capito?… Per rincuorarci c’e’ bisogn di un po’ di vino. Vado in cantina a prenderlo. Tu resta qua’.

Pulcinella: Accussi quante tuorne anzicche’e nu muorte ne truove dduje. Iamme ‘nzieme. (Escono)

Corallina: (uscendo) Quando verra’ il mio adorato Eugenio?!…(Eugenio si scopre e hanno paura l’uno dell’altro) Amore… hai fatto?

Eugenio: Questo e’ niente ancora. L’aggia fa fa a trezza de’ verme. Vai amore che stanno tornando.

Tutore e Pulcinella con bottiglie e bicchieri. Brindano Gag a soggetto.

Tutore: Pulcinella scopri il morto. ( poi lo fanno insieme ma prendono i lembi del camicione di Pulcinella quindi paura poi scherzi del vino con lazzi di Pulcinella: A chiste le pice ‘o chiocchio. Chist’’e nu muorte ubriacone. Basta cu stu vino tu muori un’altra volta con la citrosa epatica. Iniziano a dipingere.

Eugenio: (comincia a minacciare Pulcinella con vari gesti. Poi gli fa cenno di stare zitto altrimenti gli rompe la testa.

Pulcinella: (Va alle spalle del padrone che infastidito gli comanda di sedersi con il morto. Il morto cambia sedie e Pulcinella si trova con quattro gambe lo dice al padrone.

Tutore: Pulcinella tu hai la fantasia riscaldata. (Il tutore trovera’ il morto sempre allo stesso posto.

Il morto si trasformera’ diventando prima corto, poi fingendosi elefante con il gesto della proboscide e barrito, alla fine salira’ sulla sedia e qui’ il tutore lo scoprira’.

Tutore: Pulcinella hai ragione chiste nun e’ nu muorte chist’’e vivo. Ma si e’ vivo l’accire io.

Corallina: No, tutore, se uccidi lui uccidi anche me. Io l’amo famm’’o spusa’.

Eugenio: Io l’amo papa’.

Tutore: Papa’? chi t’ha sgravato mia?…

Pulcinella: Sig. morto, come ve la sposate quella non tiene una lira.

Eugenio: Pulcinella ma che dici…. Quest’e’ un sacrilegio. Questa fanciulla la ricchezza ce l’ha negli occhi di brillante e nei capelli d’oro.

Pulcinella: Oro e brillanti?… Toto’ e nuje nun ce a mpignamme.

Eugenio; Io sono ricco, ricchissimo, non voglio niente tranne che lei.

Pulcinella: Proprio niente?

Eugenio: No!

Pulcinella: E a me nun me daje niente ca conghe ‘o zio?

Eugenio: Daro’ 1000 ducati a te e mille ducati anche a te. Ma tu Tutore dacci la tua benedizione.

Tutore: E va bene io ho la patria potesta’ ve pozze spusa’. Vieni Corallina, vieni qua’ Eugenio. Corallina Cecere (rivolgendosi ad Eugenio) e tu come ti chiami?….

Eugenio: Eugenio la pasta.

Pulcinella: Avite fatte pasta e licere mo putimme magna’.

Tutore: Statte zitte ca io me so salvato. Ragazzi miei sposatevi e siate felici.

Corallina-Eug. Ma noi siamo felici. Felicissimi.

Tutore: E io so cchiu’ felice e vuje ca me so levate ‘o penziere. E tu Pullecene’ sei felice che si e’ salvato il tuo padrone?

Pulcinella: No, mo che se ne va Corallina me ne vado pure io.

Corallina: Si tu vieni con me. (rivolta ad Eugenio) Posso Eugenio?

Eugenio: Certo amore mio.

Pulcinella: vado con loro e tu nun si chhiu’ ‘o padrone mio.

Tutore: E chi e’ ‘o padrone tuio?…

Pulcinella: Pubblico rispettabile finita e’ la farsetta, vi abbiamo fatto ridere almeno poer un oretta. Di cchiu’ mo’ nun abuso, grazie per la quietezza, e a tutti cerco scuse si chiste e’ na schifezza. Pe te mo so nu principe, pe tutti so’ signore, ma per il caro pubblico umile servitore.

F I N E










standard