venerdì 26 dicembre 2008

giovedì 27 marzo 2008

martedì 18 marzo 2008

giovedì 13 marzo 2008

mercoledì 13 febbraio 2008

Appunti sull'amore, per un documentario inchiesta, di Gennaro D'Aria. Stralcio

Appunti sull’Amore. (per un documentario inchiesta) Breve stralcio. (Amore è donare e donarsi completamente senza chiedere nulla in cambio. L’amore non scende mai a compromessi.
Quando sentiamo la parola: AMORE, la nostra mente subito corre all’unione tra un uomo ed una donna ed al rapporto sessuale. Ma il sesso non ha nulla a che vedere con l’amore. Si può fare sesso anche senza amore…. Mentre quando si ama, il sesso diventa un coronamento dell’amore. Anzi, c’è addirittura chi sostiene che il sesso con o senza amore è solo istinto. Vabbè, ma questo è un altro discorso che merita un approfondimento a parte. Esistono diverse forme di amore: amore per la famiglia, amore per il lavoro, amore per la Patria, per la religione, per uno sport, o per lo sport in generale. Amore, per la natura, per gli animali, amore per i bambini per gli ammalati, gli emarginati eppure, quando parliamo d’amore intendiamo il sesso e parliamo solo di quello. Il sesso tra uomo e donna si è allargato ed evoluto in modo impensabile fino a pochi decenni fa. Infatti pensare ai rapporti anali, ai rapporti orali e discuterne come se ne discute oggi anche tra ragazzi e ragazze di 14 /16 anni e praticarli, era inconcepibile. Si ricorreva alle prostitute. Sono lontani i tempi quando le nostre mamme, le nostre nonne facevano l’amore vestite. Guardando un po’ in giro, informandomi su internet e sui vari rotocalchi dove ragazze e ragazzi scrivono per porre domande sul sesso, saperne di più, non solo ho notato che sono molto più esperte le femminucce che i maschietti, ma che i rapporti più praticati tra gli adolescenti sono i rapporti anali, con o senza lubrificante, e rapporti orali, questi con una percentuale che supera il precedente. Una percentuale considerevole di ragazze alla penetrazione predilige sentirsi la lingua nella vagina, ed alcune si lamentano che il partner non è all’altezza della situazione e che non riescono a raggiungere l’orgasmo. Una buona percentuale di ragazze ha rapporti con partner più adulti, più maturi. Quindi il sesso dilaga come dilaga la droga ed in modo impreparato, e senza controllo e ciò il più delle volte crea dei seri problemi fisici e psicologici. La gioventù attuale è una gioventù bruciata sotto ogni aspetto. Una gioventù che vuole tutto, subito, e senza condizionamenti. Una gioventù senza identità, senza valori destinata ad estinguersi prima di crescere….

Quartiere Sanità (l'idendità perduta) di Gennaro D'Aria. Stralcio narrativo dal documentario

QUARTIERE SANITA’
(L’idendita’ perduta)
documentario
Soggetto Sceneggiatura e Testo di Gennaro D’Aria
Una produzione Accademia Artistica-Letteraria D’Aria
Ricerche di Gennaro D’Aria
Riprese di Gennaro D’Aria
Location Manager Pamela Hallmark
Regia di Gennaro D’Aria

SCENA: ESTERNO GIORNO INQUADRATURA DALL’ALTO DELLA CITTA’.
UNA RAGAZZA SEDUTA AD UN BAR DOPO AVER BEVUTO DEL CAFFE’ LEGGE LA BREVE PREMESSA (Nel montaggio si alterneranno alcune immagini di vicoli e vicoletti)
PREMESSA: da sempre Napoli e’ divisa in due; la Napoli dei grandi alberghi, degli industriali la Napoli bene, quella della collina di Posillipo, di via Tasso, del Vomero. La Napoli delle bellezza naturali. Quella Napoli abitata e frequentata da imprenditori, politici, professionisti con studi da migliaia di euro, persone che vivono nei loro lussuosi appartamenti e nelle sontuose ville al di fuori della realta’ napoletana e se qualcuno ne parla sfuggono al discorso ed ai problemi, poi abbiamo l’eterna Napoli nobilissima della povera gente dei quartieri storici, di quei quartieri che hanno segnato un epoca e che oggi per l’incuria, il degrado a cui sono sottoposti hanno perso la loro identita’. Qui l’emarginazione e’ culturale e sociale. Gli abitanti di questi quartiere decadono come decade la storiografia. I monumenti, i palazzi storici, le chiese, i vicoli, colmi di gloriosa vita, oggi freddi e angusti, scheletri del loro passato, si identificano con gente emarginata al suo destino di perenne abbandono e poverta’. Noi abbiamo voluto per scelta, nel nostro piccolo, visitare il quartiere piu’ nobile di questa citta’ eterna: Il quartiere Sanita’.
TITOLI DI TESTA E MUSICA
Partono le immagini
Giungendo da porta S. Gennaro, cosi chiamata perche’ era la porta che conduceva alle catacombe di S. Gennaro (di questa antichissima porta si hanno notizie sin dal ‘928 e pare che non fosse collocata nel luogo attuale , dove fu portata nel 1573, ma piu’ indietro.) Attraversiamo via Fuori Porta S. Gennaro e, entriamo in via Vergini, il toponimo nasce dai seguaci del Dio Eunosto al quale offrivano la loro verginita’, dove fiorirono abitazioni di principi e reggenti e, ampia strada di transito, un tempo, di carrozze di nobili che l’attraversavano per recarsi alla Reggia di Capodimonte oggi, ampio centro commerciale che ne ha deturpato la bellezza e ne ha occultato la storicita’, Via vergini e’ la strada che conduce alla non meno nota Piazza della Sanita’, la piazza del celebre quartiere Sanita’ cosi chiamato per il verde e l’aria salubre, era un tempo meta turistica. Questo e’ il celebre quartiere dei guappi. Qui troviamo la chiesa d’’o Munacone.
Sulla sinistra di Via Vergini troviamo il celebre Palazzo dello Spagnolo, costruito nel 1738 dall’architetto Ferdinando Sanfelice, il quale rappresenta l’architettura civile al tempo di Carlo III di Borbone, e’ una costruzione funzionale e coeva al Palazzo di Capodimonte, in quel periodo di proprieta’ del Marchese Nicola Moscati, oggi il palazzo e’ sede di associazioni culturali.
Sul lato destro di Via Vergini, troviamo la monumentale chiesa di S. Maria dei Vergini il vero centro del quartiere. Per colpa dei bombardamenti dell’ultima guerra e d’innumerevoli furti oggi la chiesa conserva pochissime tracce delle opere d’arte del passato anche se detta chiesa non ha mai posseduto i tesori d’arte che ornano tante chiese del circondario la testimonianza storica che conserva e’ di grandissimo valore, prima fra tutto il fonte battesimale dove fu battezzato S. Alfonso Maria de Liguori, che proprio in queste strade inizio’ la sua attivita’ religiosa. On molti anni fa sono stato rinvenuti nei sotterranei della chiesa degli affreschi risalenti al XIV secolo, non va dimenticato il ricco e prezioso archivio, poco studiato, ma che si rivelera’ una preziosa fonte per la storia religiosa e sociale dei Vergini.
La parrocchia e’ dotata di un piccolo teatro dove con frequenza di organizzano rappresentazioni di vario genere.
Superata via Vergini ci troviamo all’inizio di via Sanita’ dove troviamo il sontuoso Palazzo Sanfelice costruito nel 1778, e, adibito ad abitazione dello stesso Sanfelice, e’ composto di due cortili e di due portoni armati di sirene che reggono un balcone e da un ampio giardino interno, scenografico fondale come un intraforato merletto architettonico.
Per la cronaca ricorderemo che in questo borgo, mori a settantuno anni il 7 gennaio del 1891 Francesco Mastriani autore di 107 romanzi e 100 novelle.
In Via S. Maria Antesaecula troviamo la casa di Toto’ il comico piu’ amato dai napoletani e non solo. In questa zona Toto’ e’ venerato come un santo. Statue ed edicole lo ricordano con profondo ed immutato affetto.
Lungo tutto il percorso troviamo, quasi ad ogni angolo, in ogni vicolo, edicole votive, segno del profondo culto religioso di questo popolo che giorno dopo giorno si affida ai santi protettori per tirare avanti alla meno peggio.
In Piazza Sanita’ ci rechiamo in visita alla famosissima chiesa barocca di S. Maria alla Sanita’ costruita sulle catacombe di S. Gaudioso e famosa per la statua di S. Vincenzo detto ‘O Munacone, eletto a Patrono della Sanita’ proprio dai guappi in quanto, sembra, li abbia salvati dal carcere o dalla forca. Un tempo, due volta l’anno si celebravano, grandi festeggiamenti, in onore di S. Vincenzo, che coinvolgevano tutta la zona.

La Moglie (scenetta)

La Moglie
Scenetta di Gennaro D’Aria
Scena: Salone di barbiere
Gennaro: Barbiere voi avete assunta mia moglie
Barbiere: Non la conosco vostra moglie assunta
Gennaro: No, mia moglie non si chiama assunta si chiama Carmela e voi l’avete presa a lavorare come manicurista.
Barbiere: Si si è vero embè?...
Gennaro: E non lo dovevate fare pecchè io songhe geloso.
Barbiere: E chisto è nu problema che riguarda voi e vostra moglie. Io che ne pozze sapè dè fati vostri?..
Gennaro: . E scusate voi prima di prendere a lavorare qualcuno non vi informate?... Non cercate di sapere che persona è?....
Barbiere: No, perché non ho tempo. Mi fido.
Gennaro: Comunque da domani in poi mia moglie non viene più.
Barbiere: Ma domani non deve venire vene sol’’o venerdi ‘e ‘o sabato
Gennaro: Sò venuto pà buona uscita…
Barbiere: Quande se ne uscita infatti stava bene!...
Gennaro: Giovanò non fate lo spiritoso
Gennaro:. Io intendevo la liquidazione…
Barbiere: ‘A liquidazione?... Chelle due giorni ha lavorato e chelle che ha guadagnato già se lè pigliate. Sentite nun me facite perdere tiempe io devo lavorare.
Gennaro: A me nun me facite perdere tiem pe nun me l’ha ditte mai nisciune
Barbiere: C’è sempre una prima volta. E’ mò jatevenne. Vostra moglie se né asciute bbone…. vuje ve n’ascite ciaccate.
Gennaro: Questo è un locale pubblico e nun pozze fa ammuine… Io me ne vache ma… nun fernesce ccà.
Barbiere: Fernesce addà vuò tu.
Gennaro: Buona giornata. (Esce. Dopo poco rientra) Per non fare storie successive… almene dateme ‘o rimborse do tram pe veni ccà!... e chiudiamo la questione.
Barbiere: ‘O te ne vaje ‘o ti scasse coccose ‘ncape!.
Gennaro: Come non detto. (esce)

Un grosso equivoco (scenetta)

Un grosso equivoco
Scenetta di Gennaro D’Aria
Scena: salone di barbiere. Gennaro entra.
Gennaro: Barbiere buongiorno. Famm’’a barbe và… ne approfitto che non c’è
nessuno.
Barbiere: Assettate.
Gennaro: Ah, meno male oih!,,, Son passato ieri ma ce steve n’ammuine.
Barbiere: E meno male!..
Gennaro: Che cose?...
Barbiere: ca ce stà ammuine… accussi fatiche,
Gennaro: Ah, si, certo… meno male… Io però ‘o preferisco vuote…
Barbiere: Gennà ultimamente che ditte sta cose pe tre jurne nun è tramute cchiù nisciune.
Gennaro: ‘E che vuò di cu cheste?... Guarda che c’è un equivoco…
Barbiere: Mò chiamm’’equivoco?... Me secciate!...
Gennaro: Ah, si nà carogne si overamente pienze cheste!....
Baribiere: ‘A carogna songhe io?...
Gennaro: Certo, perché lo dico nel senso ca io nun me fide d’aspettà, mi scoccio ‘o ssaje?...
Barbiere: Va buone!...
Gennaro: No, niente và buone!.... Giovanotto… Ccà dinte nun me vide cchiù,,,, Stu scostumate… (esce)
Barbiere; Menu male… se né ghiute chè mmane soje….(correggendosi) Chè piede suoje., (prende del sale e lo getta fuori dal negozio).
Passaggio di tempo. Negozio Chiuso. Cartello fuori: Cedesi negozio.

Problemi familiari (scenetta dalla fiction Omonima)

PROBLEMI FAMILIARI
Scenetta dalla fiction omonina di Gennaro D’Aria
Uomo: ( seduto al tavolo che legge il giornale. La moglie prepara la colazione.) Tiè, liggimm’’e guai a primma matine!..... T’adduorme a sera cu ll’urdemu telegiornale che te raccont’’e guai e tè scite co giurnale che continua che notizie dell’ultima ora. (Legge alcune)
Moglie: (portando la colazione a tavola) ‘E che vuò fa chest’’e ‘a vita!...
Uomo: Questa non è la vita. Vogliono che questa sia la vita pecchè ce magnene tuttu quante!... Il disordine fa sempre comodo. Tua figlia dorme?....
Moglie: Mia figlia?... Pecchè non è anche tua figlia?....
Uomo: Purtroppo….
Moglie: Che significa purtroppo?....
Uomo: Si…. ecco che quando vi coalizzate contro di me no!..
Moglie: Vabbuò agge capite!....
Uomo: Mi correggo: Antonella dorme?...
Moglie: ‘E pe forze!...
Uomo: che significa pe forze?....
Moglie: E’ rientrata tardi….
Uomo: A che ora?....
Moglie: Alle due…
Uomo ‘A prossima vote vene direttament’’a matin’’appriesse.
Moglie: Lo sai è andata alla festa di fidanzamento della sua amica del cuore.
Uomo: E mò ‘e pren’’e mo allatt’’e nun a pozze maje vattere!... Ora, il compleanno,ora l’onomastico, ora il fidanzamento, ogne scusa ‘e bbuona pe stà fore case. Stà guaglione ce stà fujenne de mmane!...
Moglie: Ma è ragazza lasciala vivere.
Uomo: Tu hai un concetto tutto particolare del vivere.
Moglie: Ma cà vulisse tenè attaccate?...
Uomo: Anche con la museruola….
Moglie: Ueh, io sacce na cosa… cu me se confide cu te se mette paura e parlà!...
Uomo: Ah, si?... se mette paura ‘e parlà?.... La paura ce l’ho io che pò ffà quacche guaio e capite?.... E doppe vall’’a riparà. Vuje dicite ca io songhe scucciante…. Ma io penso e rifletto voi no… E che t’ha confidate?...
Moglie: Non posso tradire la sua fiducia.
Uomo: Mica sono un estraneo avrò il diritto di sapere, di conoscere, ciò che succede tra le mura della mia casa…
Moglie: …La casa è mia. Me l’ha lasciata mio padre.
Uomo: Come sei fiscale.... Io dicevo mia non nel senso del possesso materiale.. ma nel senso di nucleo familiare…. Tu non puoi capire… dicevo: posso sapere cosa succede nella mia famiglia?...
Antonella: (Una ragazza grassa. Brutta. Capelli Elettrizzati. Le mancano due denti. Uscendo) Ma insomma la volete finire di gridare non riesco a dormire.
Uomo: (Vedendola) Madonna santa si peggio e l’ati jurne!... Meglio che esco altrimenti rimette chellu ppoche c’hagge mangiate. Ecco perché mi preoccupo, uno che non la conosce e la vede per la prima volta le vene nà sincope ‘e l’hamma pavà pe nuove!...

lunedì 11 febbraio 2008

Dal Barbiere (scenetta)

Dal Barbiere (scenetta)

Di Gennaro D’Aria

Scena: Interno Giorno
Salone di Barbiere. Gennaro seduto sulla poltrona sfoglia il giornale e legge ad alta voce.

Gennaro: Tredicenne uccide i genitori per partecipare ad una festa di orfanelli. Sedicenne si ubriaca per constatare cosa si prove a guidare una moto in quelle condizioni. Non lo dirà mai. Quindicenne litiga con i genitori e rifiuta di farsi la doccia. Diciassettenne drogato chiede aiuto al parroco del paese per acquistare un'altra dose. (chiude il giornale)

Io non capisco che hanno questi ragazzi di oggi. Basta un niente per farli andare in depressione, basta un niente per farli drogare. Noi, da ragazzi abbiamo sempre sofferto la fame. E non avevamo neppure di che vestirci se non ci venivano incontro i vari parenti con gli abiti dismessi andavamo in giro nudi com’’o bambenielle. I nostri genitori non ci hanno mai parlato e ne tenuti in considerazione più di tanto, Non era come oggi che fanne tanta vuommeche… Io mi porto dietro un grande dramma che non ho mai detto… ca si fosse nu guaglion’’e oggi se foss’’accise. Quando sono nato mio padre ‘a pigliat’’a schiaffi a mia mamma e a me m’ha sputate facce!... Dicette: “Niente di mene agge aspettate nove mise pavè a stu scarafone?... So meglio ‘e figlie cà fatt’’o gatte”. E questo me lo ha sempre detto. Me l’ha sempre rinfacciate. Mio padre nun ha mai ditte: “Sei bravo, sei intelligente”, m’ha ditte sempe: “nun zierve!...” Non mi ha mai elogiato. Bastava poi, che io alzassi un po’ la voce ca subito diceve_: “Nun te permettere sa… Manteniamo le distanze. Io sono tuo padre e tu sei mio figlio”. Mica come oggi ca ‘e figlie trattene nà pappina ‘e genitori. Gli hanno dato troppa confidenza. Vogliono fare gli amici dei figli. Non si puà essere amici dei figli ‘o faje l’amico ‘e viene trattate nà chiaviche ‘o faje ‘o genitore e si rispettate.

Scena 2. Interno Giorno.
Entra il figlio di Gennaro un ragazzo sui sedici anni

Figlio: Papà damme cinquanta euro.
Gen: Pecchè?..
Figlio: Ma allore si strunze overe?... Comme pecchè?..Già te l’agge ditt’’a case. M’aggia accatà ‘o gioco pò computer.
Gen: Nun t’agge maje ditte ca te deve…
Figlio: Ah, me lè promesse.
Gen: Quando maje!...
Figlio: Ma allora overe si n’omm’’e merde, comme dice mammà. Io me ne vache. (Esce)
Barbiere: Mo ce vulesse patete oih!....
Gen: Che c’entra è carattere ma è nu bravu guaglione. Ueh, tu faje ‘o barbiere?... e fa ‘o barbiere e che te ‘mpicce!... Quanta cunferenzia!... (si guarda i capelli) Cà fammille nu poche chiù luonghe… chiù curte.

Settimana dell'amore


Buon S. Valentino a tutti
Ti Amo

Ti amo di un amore dolce, intenso universale.
Di un amore forte, robusto. Solido come roccia
Tenero e soffice come petalo di rosa.

Ti amo di un amore musicale.
Di un amore poetico.
Di un amore cantato.

Ti amo di un amore fatto di stelle. Galassie.
Di soli infuocati e splendenti
Come l’alba del primo giorno del mondo.

Ti amo dal mattino alla sera e dalla sera al mattino.
Ti amo nei pensieri del giorno e della notte.
Nei sogni che sogno ed in quelli che vorrei sognare.

Ti amo come al mondo non si è amato mai.
Ti amo nella rugiada del mattino.
Ti amo nel tramonto estivo.

Ti amo nel mare in tempesta.
Ti amo nel mare con la sua quiete.
Ti amo nelle risacche montagnose.

Ti amo nel rumore cittadino.
Ti amo nel silenzio della notte.
Ti amo nella pioggia che sommerge.

Ti amo in un campo di grano.
Ti amo nel frutto generoso della terra.
Ti amo nell’acqua che l’alimenta.

Ti amo in un fiume in piena.
Ti amo nella quiete dopo il temporale.
Ti amo nell’arcobaleno che equilibra ogni cosa.

Ti amo nel pianto di un bambino.
Ti amo nel sorriso di un bambino.
Ti amo nel canto di un adulto.

Ti amo in un ramo in fiore.
Ti amo nel sole che l’accarezza.
Ti amo nella mano che lo cura.

Ti amo, come al mondo non si è amato mai!

Le mutande (scenetta)

Le mutande
Di Gennaro D’Aria

Fuori al negozio la commessa fuma una sigaretta. Un potenziale cliente guarda la vetrina poi si rivolge alla commessa.

Cliente: Signori scusate ma voi vendete solo stà robba che stà in vetrina?...

Commessa: No, perché?... Che vi serve?...

Cliente: Mutande da donna ne avete?...

Commessa: Come no!?... Accomodatevi.

Interno negozio. La commessa prende da un cassetto alcuni perizoma e li mostra al cliente.

Cliente: ‘E che dè cheste?....

Commessa: Una mutandine. Un perizoma.

Cliente: ‘E che vanne cammenanne cò culo a fore?... E’ ‘o rieste dà stoffa addò stà?...

Commesso: Egregio signore, oggi cosi si portano. E’ la moda. Quasi tutte le donne giovani ed adulte le portano cosi.

Cliente: Gesù cos’’e pazze!...Vuje overe facite?... Vanne cammenann’’annure a sotte?... Diciteme a verità… nun è ca comm’’o fruttivendolo arrobba ‘ncopp’’o peso vuje arrubbate ‘ncopp’’a stoffa?...

Commessa: (offesa) Ma che dite?... Ma vuje addò venite?... Queste sono le mutandine di oggi…

Cliente: …‘E dateme chelle dà jere…

Commessa: Ma siete cretino o mi volete prendere in giro?...

Cliente: No no.

Commessa: Allora queste sono le mutandine che si portano. Che misura vi serve?...

Cliente: Non lo so… quella è un po’ grassottella…

Commessa:Vostra moglie?...

Cliente: No, io non sono sposato

Commessa: La vostra fidanzata?...

Cliente: No, io non ho fidanzata.

Commessa: State ‘nguaiate!... Scusate ma a chi la dovete dare stà mutanda?...

Cliente: A una che mi piace.

Commessa: E vuje nun sapite manche si le piace stu modello e ce regalate a mutande?... A parte che è indelicato…. Prendete un'altra cosa… Una sciarpa, un cappellino…

Cliente: No, no a mutande.

Commessa: Ma perché proprio le mutande?...

Cliente: ‘E pecchè si nun mà dà almeno tengo a speranze ca ma fa vedè.

Il piatto del giorno

Il piatto del giorno
Di Gennaro D’Aria

Rubrica di Magna magna. (Magna magna che ti fa bene. ?o Fann’’e politici pecchè nun ‘o pozze fa pur’’io?...

SCENA 1 Esterno Giorno
Gennaro in un allevamento di polli

Gennaro: La prima cosa da fare per la realizzazione del piatto del giono è procurarsi un bella gallina. (rincorre una gallina e l’acchiappa) estrarle l’uomo, (armeggia nel culo della gallina). Preso l’uovo (lo mostra alla camera) buttare la gallina perché non serve più (lancia in aria la gallina) e andare subito in cucina a preparare. Seguitemi. (Esce correndo).

SIGLA

SCENA 2 Interno Giorno.
Gennaro con grembiule e copricapo stà vicino al tavolo da cucina. Acqua che bolle. Padella pronta sul fuoco.

Gennaro: (rivolto alla camera) Il piatto che prepareremo oggi, si chiama: Peperoncino all’uovo di gallina, gentilmente offerto da quest’ultima, con spaghetto. La prima cosa da fare è preparare due piatti uguali. (mentre spiega svolge l’azione) Prendere l’uovo, romperlo e separare il bianco dal tuorlo e mettere uno in un piatto e l’altro nell’altro. Monteremo il bianco, poi passiamo al tuorlo. Una volta pronto lo mescoliamo con il bianco.

Voce f.c. Scusate ma non si poteva fare tutto insieme?...

Gennaro: Ecco il profano. Non si può fare cambia il sapore. Si altera il sapore… La prego questo è mestiere mio. Allora, si versa il tutto in un padella dove già abbiamo messo olio e peperoncino. Nel contempo versiamo la pasta. (prende uno spaghetto e lo versa in pentola.)

Voce f.c. Un solo spaghetto?...

Gennaro: Ma tu non mi segui quando parlo?... L’ho detto all’inizio: allo spaghetto. Giovanò fatemi lavorare per favore. (prosegue nel lavoro) Giriamo l’uovo. Appena cotto lo spaghetto lo mettiamo sopra l’uovo. Nu bellu piezz’’e pane… (prende del pane e lo divide in due) e mettiamo tutto in mezzo. Il piatto, o meglio il panino è pronto. Buon appetito.

Dal fruttivendolo

Dal fruttivendolo
Di Gennaro D’Aria

Scena. Esterno Giorno
Gennaro si avvicina ad un fruttivendolo per fare la spesa.

Gennaro: Buongiorno. Vulesse nù poche e frutta.

Fruttivendola: Che frutta volete?...

Gennaro: Di stagione.

Fruttivendola: Mele e mandarini?....

Gennaro: Si, nà mela e nu mandarine.

Fruttivendola: Nà mela e nu mendarine?....

Gennaro: E io sono solo che cunzume?....

Frutt. Avite ragione!

Gennaro: Quacche pummarole.

Frutt. Mezzo chilo?....

Gennaro: Nooooo, nu quarte abbastene.

Frutt. Avite ragione o si no pesano a purtarle fino a case.

Gennaro: Troppo pomodoro fanno l’acito. Datemi pure una banana. Quante coste nà banana?...

Frutt. (pesandola) Cheste vene 80 centesimi.

Gennaro: Qui, mi dovete far risparmiare.

Frut. ‘Ncopp’’a banana?...

Gennaro: Eh, si pecchè io ne mangio meno della metà e la butto.

Frutt. Ma pe mè a putite jttà pure senza và mangià.

Gennaro: Me la date per cinquine centesimi?.

Frutt. State spennenne nu capitale, lo sconto ci vuole. Ma faciteme ‘o piacere! Ve la tolgo?...

Gennaro: Eh, si ne faccio a meno. Fatemi il conto.

Frutt. E che cunt’’aggia fa?... Na mela, nu mendarine, nu quart’’e pummarole, 2,80

Gennaro: Caro…. Nun se po’ accattà cchiù niente.

La Fruttimendola prende un foglio di giornale per avvolgere la spesa

Gennaro: ( vede sul foglio la foto di Prodi) No, faciteme ‘o piacere cagnatene ‘o giurnale.

Frutt. Pecché…

Gennaro: E guardate chi ci stà?...

Frutt. (guarda) Embè?....

Gennaro: Chell’a rrobbe già ‘e assale chille se l’arrobbe pure!...








Il Candidato (scenetta)

Il Candidato
Di Gennaro D’Aria

Esterno Giorno: Gennaro passa per il negozio del vinaio. Il vinaio lo vede e lo chiama.


Vinaio: Sig. Gennaro. Sig. Gennaro

Gennaro: (avvicinandosi) Che volete?....

Vinaio: E non siete più venuto… mi sono preoccupato.

Gennaro: Vero?... Dopo che l’ultima volta mi avete cacciato…

Vinaio: No, che cacciato non esageriamo. Non mi sarei mai permesso.

Gennaro: Voi siete arrogante e scostumato. Non si mette mai in dubbio la parola di un cliente. Ricordate il cliente ha sempre ragione.

Vinaio: Ma io per questo vi cercavo. Si, per dirvi che avevate ragione e volevo chiedervi scusa per come mi ero comportato. Quello che è capitato a voi, il vino evaporato in bottiglia, è successo pure ad un altro cliente, era una partita di vino contraffatto… e il limoncello… meno male che non ve l’’ho venduto… vi ho salvato la vita era avvelenato. Mi dovreste ringraziare. Ma accomodatemi vi offro da bere.

Gennaro: Ma perché avete messo il bar?...

Interno negozio

Vinaio: Vi offro una birra, un po’ di vino nuovo. (porta Gennaro vicino al manifesto elettorale). Vedete, sono stato costretto a candidarmi alle prossime elezioni proprio per difendere le persone perbene come voi.

Gennaro: Che sacrificio!... (mette gli occhiali e guarda il manifesto) E che ce fa S. Gennaro?... Avete fatto il partito unico come Fini e Berlusconi?...

Vinaio: (ride) S. Gennaro mi deve dare una mano m’hadda fa piglià tutt’’e vote dà chiese… chille tene chill’esercito!... C’adda mettere ‘a mana soje.

Gennaro: ‘E chille a mana soje ce vulesse pè fa jttà ‘o sanghe a tuttu quante. (guarda il manifesto) Ah, questa mano è bella. Aperta e libera… me pare che state jucann’’a tombola….

Vinaio: E’ il simbolo della pulizia morale


Gennaro: Insomma a forza volete scendere in campo e mettervi nella monnezza della politica!?...

Vinaio: Avete ragione. E’ proprio una monnezza, ma è per questo che ci sono le persone come me… per combattere… Io vorrei chiedervi una cortesia… (prende un volantino e lo porge a Gennaro) di votarmi e far votare per me la vostra famiglia… vi garantisco che con i finanziamenti che andrò a prendere potrò vendere vino di qualità a buon prezzo e poi, diciamo la verità.. fate un opera di bene… Un opera sociale ecco!... Togliamo un ragazzo dalla strada… gli diamo un lavoro…accussi fernesc’’e fa ‘o disoccupate…

Gennaro: E chi sarebbe?...

Vinaio: Mio figlio.

Gennaro Ah, vuje pirciò mi avete abbindolato!... Ma sapite che ve diche?... Munnezze pe munnezze me tenghe chelle cà già cunosche!...