sabato 23 giugno 2007

La canzone napoletana



La canzone napoletana (non necessariamente una storia. Stralcio)

Ha natali antichissimi la canzone napoletana. O meglio, l’internazionale canzone napoletana. Lunghi percorsi storici, intellettuali, e popolari. Fare un viaggio a ritroso nel tempo significa anche andare alla ricerca delle nostre radici, dei percorsi evolutivi che hanno formato la società attuale. Studiosi di chiara fama, come il conferenziere e scrittore Carmelo Pittari, autore di uno splendido volume sulla storia della canzone napoletana, fanno risalire la sua origine addirittura ai primi secoli dell’era cristiana: tra i contadini, i pastori, e i pescatori, poi briganti e venditori ambulanti cantastorie. Fino a giungere ai famosi posteggiatori, che ne hanno cantato e diffuse le storie d’amore, sociali, le speranze di un popolo che attraverso il canto manifestava i suoi dissensi politici, per un futuro migliore. La canzone è il simbolo più evidente di Napoli. Senza la canzone la città non potrebbe vivere. Si canta ovunque, e canta chiunque. Canta il fruttivendolo, canta il macellaio, canta il parrucchiere, la casalinga, mentre è impegnata nelle faccende domestiche, l’avvocato e, cantano nei posti più disparati: bagno, in macchina, in cucina. Insomma senza la canzone, la musica napoletana, non si può vivere. Dire: Canzone napoletana significa riferirsi a tutta quella produzione a partire dall’ottocento, data che ha segnato una tappa fondamentale per l’evoluzione letteraria e musicale, ed in cui è nata la vera, autentica canzone classica. Il canto d’amore è stato il primo canto in assoluto. La canzone rappresenta il mezzo più immediato comunicativo e romantico per declamare e dichiarare amore. Del primo canto d’amore traiamo tracce dalla leggenda che racconta la nascita della nostra città, mirabilmente descritta da Matilde Serao, in Leggende. Ci troviamo di fronte al solito amore contrastato ed osteggiato dal genitore. (gli antenati di Giulietta e Romeo) Partenope, bellissima fanciulla, più bella d’ogni cosa al mondo, amava Cimone e dallo stesso era ricambiata. Il padre preferiva che andasse in sposa ad Eumeo ma lei non lo amava. Sognava di andare lontano, di scoprire nuovi mondi. Fu cosi che decise di andar via in compagnia del suo innamorato. ( se ne fujettene, come si direbbe oggi.) Come vedete la storia è sempre la stessa. Si ripete in continuazione. I due, quindi, scapparono, abbandonando tutto e tutti, ed andarono in cerca della loro sistemazione (nà casarella). Si giuravano e si ripetevano amore in continuazione e portavano il loro entusiasmo ovunque. Eros si manifestò e si impossessò di loro. I due si persero in amplessi interminabili. Al loro passaggio ovunque risplendeva amore ed ovunque si amava. Dopo che la bella Partenope fu ampiamente soddisfatta, si distese sul lido di Megaride (nei pressi del castel dell’ovo) e cantava d’amore per il suo uomo, mentre lo accarezzava, o si “strusciava”, come diremo oggi. Fu il trionfo dell’amore. Da qui, da questa splendida storia da me sintetizzata, nacque il mito del canto che tutt’oggi è parte integrante della nostra cultura, della nostra vita, dei nostri sentimenti, delle nostre passioni delle nostre incertezze, delle nostre speranze….






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