martedì 1 maggio 2007

FRANCESCA (ovvero: la saggezza di una donna) Brano

FRANCESCA (ovvero la Saggezza di una donna)
Brano dalla commedia di Gennaro D’Aria


Copyright 2007 by Accademia Artistica Letteraria D’Aria


FRANCESCA (Ovvero la Saggezza di una Donna)

Personaggi:
Francesca
Michele
Carlo

Scena: Elegante salotto. In fondo un uscio a due battenti; un uscio a due battenti in fondo a sinistra e cosi dicasi per il lato destro. Ancora, sulla destra, una finestra.
Un Mobile ripostiglio in un angolo. Uno scrittorio colmo di carte e libri sul lato sinistro, un piccolo tavolino con sopra del lavoro a maglia. Mobili vari , ornamenti vari. All’apertura del sipario la scena è vuota, commento musicale. Francesca elegantemente vestita, con un foulard in testa entra frettolosamente. Ha in mano una lettera. Si avvicina al mobile ripostiglio, prende delle chiavi dalla tasca della giacca che indossa, guarda la lettera, si avvicina allo scrittoio, nasconde la lettera sotto i libri, si avvicina di nuovo al mobile ripostiglio e fa il gesto di chiudere a chiave uno dei cassetti. Entra Michele; la vede. Michele le si avvicina con fare minaccioso ed autoritario.

MICHELE: Apri quel cassetto immediatamente e dammi la lettera.

FRANCESCA: No. Mai!

MICHELE: Apri quel cassetto e dammi subito la lettera.

FRANCESCA: No, e poi no. (Pausa)

MICHELE: Da dove vieni?....

FRANCESCA: Ah, un’altra novità adesso!...

MICHELE: Si, un’altra novità. Ti ho chiesto da dove vieni….

FRANCESCA: (con tutta la sua femminilità) Te lo dirò. Però vorrei che tu ti guardassi prima allo specchio per vedere che bella faccia hai in questo momento. Non sei mica bello sai?... Mi piaci molto di più nel tuo stato ordinario. A che si arriverà mai se tu perdi la pazienza e rispetto per un semplice bigliettino senza alcun significato che una qualsiasi delle mie amiche può avermi scritto?

MICHELE: (Sempre più deciso) Apri il cassetto e dammi la lettera. Non voglio ripeterlo più. Dammela!

FRANCESCA: L’avrai. Già tu dovresti sapere che se scene come queste dovessero ripetersi di frequente darebbero molto fastidio alla mia natura di donna. Ti avverto che mi riesce molto difficile subire un interrogatorio tutte le volte che ho intenzione di uscire.

MICHELE: (Arrabbiato) Da dove vieni?....

FRANCESCA: Sii logico almeno, te lo consiglio. E mi pare che non è normale che io abbia appena lasciato una persona e a casa trovo una sua lettera.

MICHELE: Apri quel cassetto e dammi la lettera.

FRANCESCA: Sicuramente vuoi scherzare.

MICHELE: Non voglio scherzare. Non ne ho l’intenzione. Dico sul serio.

FRANCESCA: Hai qualche sospetto allora?...

MICHELE: E’ probabile. (Mostra il mobile come per dire. “apri”)

FRANCESCA: Lo vuoi veramente?.... Bene!... (Cerca la chiave nella tasca della giacca, lentamente, la trova e la getta in aria). Apri tu stesso. Su su raccogli la chiave, non esistare, quando una cosa la si comincia bisogna portarla a fine. Dimostra di essere un vero uomo.

(Michele si decide. Si dirige verso la chiave. La prende.

FRANCESCA: (Avvicinandosi a lui). Bada bene a quello che fai o stai per fare. Se solo ti avvicini a quel cassetto non sarò io a pentirmene.

MICHELE: (esitando un poco) Pigliati la chiave.

FRANCESCA: Peggiora sai!...

MICHELE: Chi è che peggiora?...

FRANCESCA: Il male progredisce, ti avverto!...

MICHELE: Quale male?....

FRANCESCA: Io me ne ero già accorta di essere sorvegliata, e ci ridevo sopra, al fastidio che ti prendevi… inutilmente. Però fino a questo momento non c’era nulla da ridire. Era gelosia, ma una di quelle gelosie amorevolissime, che fanno piacere ad una donna e delle quali lei di diverte. Tu invece passi adesso ad un altro tipo di gelosia… alla gelosia stupida e dozzinale, brutale, quel tipo di gelosia che ci offende profondamente e che noi donne, non perdoniamo mai due volte. Ricomincerai?...

MICHELE: (umile) Francesca!...

FRANCESCA: Ricomincerai?....

MICHELE: No.

FRANCESCA: Voglio sperarlo.

MICHELE: Francesca.

FRANCESCA: Che c’è?....

MICHELE: Mi ami?....

FRANCESCA: Oggi meno di ieri.

MICHELE: Tu desideri vedermi felice?....

FRANCESCA: Mi pare di avertelo dimostrato più volte.

MICHELE: Io ho paura di tutti quelli che ti girano intorno.

FRANCESCA: E fai male. Non mi conosci allora?... Io parlo con tutti. Voltate le spalle non ricordo più con chi ho parlato.

MICHELE: Non ti ricordi di qualcuno che hai incoraggiato un po’ di più?... senza volerlo, e che si sente autorizzato a scriverti?...

FRANCESCA: No!...

MICHELE: (supplichevole) Apri qual cassetto e dammi la lettera.

FRANCESCA: Ricominci?... Quella lettera è di una mia amica, una vecchia amica, oggi signora Merliani, moglie del celebre avvocato, la più cara e virtuosa delle donne… Io so già quello che Matilde mi scrive e sarò la prima a dirtelo quando non me lo chiederai più.

MICHELE: Francesca!

FRANCESCA: E poi?...

MICHELE: Tu sei ragionevole, è vero?...

FRANCESCA: Lo sono sempre.

MICHELE: La tua testa è tranquilla?....

FRANCESCA: Si ed anche il cuore è tranquillo.

MICHELE: Francesca, ti prego pensa a me…. A te stessa; pensa che non ci vuole molto a commettere un’imprudenza irreparabile. Non ti affidare all’istinto avventuroso. Resisti, Francesca, resisti. Restandomi fedele tu resterai degna ed onorata, il giorno in cui tu dovessi pensare di ingannarmi…

FRANCESCA: (Gli fa cenno di tacere). Stà arrivando mio marito.

CARLO: (Entrando) Avevo ragione io nell’aver riconosciuto subito questa voce.
Continuate. Continuate pure a parlare, a sezionare il prossimo; quando state insieme voi due neppure un terremoto riuscirebbe a farvi stare in silenzio.

FRANCESCA: (avvicinandosi) Caro, già sei rientrato?...

CARLO: Si cara.

FRANCESCA: Da molto?....

CARLO: Non da molto.

FRANCESCA: Quando arriva qualcuno dei tuoi amici, potresti anche farti vedere e riceverlo.

CARLO: Ero occupato di là a scrivere una lettera.

FRANCESCA: Cosa ti ha detto tuo zio?...

CARLO: Non era in casa.

FRANCESCA: E’ possibile che non lo trovi mai?....

CARLO: Ha lasciato detto di presentarmi nel pomeriggio.

FRANCESCA: Vuoi che ti accompagni?...

CARLO: Meglio di no. Mi saresti d’impaccio.

FRANCESCA: Grazie!...

CARLO: (A Michele, porgendogli la mano). Come stai?...

MICHELE: Non c’è male e tu?...

CARLO: Non troppo bene purtroppo.

MICHELE: Cos’hai?....

CARLO: Sono molto affaticato. Troppo lavoro…

MICHELE: Allora hai bisogno di un periodo di riposo.

CARLO: Mio caro amico, il riposo se lo può permettere chi ha tempo e denaro a disposizione.

MICHELE: Ma tu di soldi ne guadagni parecchi…

CARLO: Si, si parecchi… li ricevo per una mano e li do dall’altra.

MICHELE: Questa è una bella cosa.

CARLO: Si…. Belle…. Quando si è scapoli.

FRANCESCA: E smettila con i tuoi piagnistei. Credi davvero di interessare il signor Michele e di fare piacere a me?... E poi, a che proposito ti lagni?... Tu mangi bene, dormi meglio, io non conosco alcun marito che sia circondato di maggiori cure e di maggiori riguardi. Tu lavori… sicuro, tu lavori, ma tutti, mio caro, lavorano a questo mondo… Al posto tuo, vedi, io lavorerei quattro volte di più e parlerei quanta di meno.

CARLO: Oh, mia moglie è sorprendente!.... Caro amico mio, tu non sai cosa sia una casa come la mia, dove d’anno in anno crescono gli impegni e dove le abitudini di giorno in giorno diventano più costose.

FRANCESCA: Ti prego smettila!...

CARLO: Lasciami parlare. Tanto vi ho già disturbato venendo. Tu siedi e ripiglia il tuo lavoro, poiché sei molto laboriosa. E dà uno sguardo ai calzoni dei tuoi ragazzi. Credo che faresti bene, poiché poveri piccoli vanno in giro sempre trasandati.

FRANCESCA: A questo ci pensa la cameriera.

CARLO: Noi, siamo alloggiati più che modestamente e nondimeno la pigione mi costa un patrimonio. Oggi i domestici non si sa più quel che pretendono: che poi, sono loro che realmente usufruiscono dell’appartamento. Quasi ogni giorno si pranza fuori casa , invitato ora dall’uno o dall’altro amico o amica, naturalmente mia moglie vuole abbigliarsi come tutte quelle civette con cui bazzica, e ciò che si economizza da una parte lo si spende dall’altra. Si pranza meglio, ecco l’unico vantaggio.

FRANCESCA: Un vantaggio al quale non ti mostri insensibile.

CARLO: Chi dice il contrario. Preferisco mangiare ottimamente in casa altrui che pessimamente in casa mia.

FRANCESCA: (Avvicinandosi) Finiscila ti prego; parliamo di cose più allegre.

CARLO: Tu caro Michele sei celibe. Ebbene, credi a me resta cosi per sempre.

MICHELE: E voi signora, siete dello stesso parere?...

FRANCESCA: Vi ammogliate o non vi ammogliate a me non importa proprio niente. (Si allontana)

CARLO: Vuoi essere più amabile di mia moglie ed ascoltare quello che voglio dirti?...

MICHELE: Volentieri.



















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