giovedì 17 maggio 2007

Viaggio nel passato

VIAGGIO NEL PASSATO
Fiction di Gennaro D`Aria

Copyright 2005 Gennaro D’Aria e Accademia Artistica letteraria D’Aria


Quella sera Giorgio, si sentiva più male del solito. Nel suo pigiama pesante con sopra una vestaglia, capelli incolti e barba lunga, andava su e giù per la camera come un recluso. Erano mesi che viveva solo. Aveva trentadue anni, ma era invecchiato cosi in fretta che ne sentiva addosso cento.
La stanza intorno a lui, completamente immersa nel buio (solo una debole luce proveniva da una lampadina posta davanti ad un’immagine sacra) era diventata un porcile. Tutta la casa era ormai un porcile. Non aveva più interesse per nulla. Si era completamente chiuso in se stesso. Aveva deciso di lasciarsi morire cosi. Continuava ad andare su e giù. D’improvviso un dolore lancinante allo stomaco lo costrinse a ritornare a letto.
La vita, dopo tutto quanto gli era successo, non aveva più scopo. Incominciò a piangere nel letto che da mesi non abbandonava. Sentiva la fine avvicinarsi. Allungò la mano sul comodino e prese la foto della donna a lui più cara al mondo dopo sua madre, e la strinse al petto. La strinse talmente forte e con energia che senti il vetro che la proteggeva rompersi e come massaggiandosi il petto fece penetrare le schegge di vetro nella sua carne. Mentre la stringeva, il passato, con tutto il suo peso, il suo dolore riaffiorava prepotentemente alla mente. Il passato diventava presente. Gli passò davanti agli occhi la visione della sua vita. Come in un vortice, in una macchina del tempo, si senti catapultato nell’infanzia.
Ha cinque anni quando il padre dopo un litigio violento con la madre abbandona la casa, per non farvi mai più ritorno. La madre, cameriera in un ristorante d'infimo ordine, in un quartiere poco raccomandabile, è costretta a lavorare giorno e notte per mandare avanti la casa. Non avendo nessuno cui affidare il bambino nelle ore di lavoro, deve portarlo con se, lasciandolo dormire in uno sgabuzzino. Nel frattempo è preda delle attenzioni volgari del suo padrone, un grassone sporco e maleodorante sempre madido di sudore, causato dalla mole e dal continuo contatto con i fornelli, che la molesta e la minaccia continuamente. Per non perdere il lavoro, e' costretta a cedere alle richieste dell’uomo. Ma quando questi incomincia a stringerla a se animalescamente, a toccarla in tutto il corpo, a baciarle i seni, mentre la mano grande e ruvida scivola prepotentemente nelle mutandine e il puzzo ed il sudore dell’uomo la coprono tutta e mentre il pene grosso e duro preme sulle cosce, reagisce violentemente. L’uomo si ribella. La picchia brutalmente le strappa gli abiti e, mezza nuda, la butta fuori del locale. Va a svegliare il bambino e lo scaraventa fuori. E’ una gelida notte d’inverno. Piove a dirotto. La strada è completamente deserta, e soltanto un cane va alla ricerca del cibo in un contenitore della spazzatura. A quell’ora della notte la strada e` terra di nessuno. La donna rimane sul marciapiede stringendo a se il bambino, fin quando non trova la forza per muoversi e tornare a casa.
In seguito si ammala gravemente, e dopo lunga malattia, durante il corso della quale, viene assistita a turno dai vicini di casa, muore. Giorgio fermo, immobile, davanti al letto guarda la madre. E’ come pietrificato. Non una lacrima scende sul suo viso. Assiste al rito del funerale fino alla sepoltura (avvenuta in un cimitero fangoso e pieno d’erbacce e un mucchio di croci di legno, mentre la pioggia cola giù dagli alberi sull’orlo del campo e la bara viene calata nella fossa ed un vecchio prete termina la sua benedizione e si allontanava frettolosamente) in compagnia della zia, sorella della madre. Cosi piccolo già è venuto a scontrarsi con il lato peggiore della vita. Ormai è solo.
Giorgio è piccolo impaurito. Privato dell’affetto dei genitori si sente sperduto. E’ accolto in casa dalla zia. Questa, vedova da anni e senza prole, commessa e sarta in un negozio d’abbigliamento maschile, vive sola in un piccolo appartamento a Milano. L’arrivo di Giorgio sconvolge la sua vita. Si dedica a lui completamente dandogli tutto l’affetto di cui ha bisogno. La donna, quotidianamente impegnata con il suo lavoro, è costretta ad avvalersi dell’aiuto di una ragazza per accudire il bambino.
Il tempo passa, ed in fretta. Giorgio cresce. Terminati gli studi dell’obbligo, per aiutare la zia nel bilancio familiare, va, a lavorare presso un’officina meccanica. E` ben voluto da tutti. In poco tempo apprende tutti i segreti del mestiere diventandone esperto.
In un palazzo signorile distante dall’officina abita Marcella, giovane studentessa figlia di un ricco, e potente industriale di pellami. La ragazza ogni mattina va a scuola con il ciclomotore. Una mattina, il motorino fa i capricci e lei è notevolmente in ritardo. Si reca nell’officina per farlo riparare. Marcella è bella. Ed è ancora più bella fasciata nel suo pantalone aderente di colore chiaro e nella maglietta di colore azzurro altrettanto aderente che mettono in evidenza le forme.
Capelli biondo sabbia, carnagione chiara e lucente, sorriso smagliante, allegra, spigliata, irrompe all’improvviso nella vita di Giorgio, inconsapevolmente, quasi con violenza. Giorgio, che fino a quell’istante non aveva mai dato importanza alle ragazze, si sente completamente avvinto. E’ la prima volta nella sua vita, che vede una ragazza cosi bella. Sente in lui qualcosa che sta cambiando. Un sentimento nuovo mai provato, s’impossessa di lui all’improvviso. Sente che è come passare dall’inverno cupo e gelido, alla calda e armoniosa primavera.
Si prodiga per aggiustarle il motorino. Ma ogni minuto è prezioso per la ragazza che non può ulteriormente prolungare il suo ritardo. Non riuscendo a ripararlo, Giorgio, si offre di prestarle il suo.
Il gesto è apprezzato dalla ragazza la quale prende il motorino e va via di corsa. Giorgio estasiato la guarda allontanarsi fin quando non scompare completamente alla vista.
Giorgio non fa che pensare a lei incessantemente. Quel volto angelico sì è scolpito nella sua mente; quella presenza ha dato un valore alla sua esistenza. Si dedica completamente per buona parte della giornata alla riparazione del motorino, aspettando con fremito il momento in cui la rivedrà. Quando Marcella ritorna, Giorgio, euforico come un bambino che mostra il suo giocattolo nuovo, mostra a Marcella il motorino riparato. Alla ragazza piace il modo infantile che ha il ragazzo nel comportarsi. I due fanno amicizia. Incominciano a telefonarsi poi a frequentarsi. Si fidanzano.
Purtroppo l’amore dei ragazzi è ostacolato sul nascere dai genitori. Sorgono cosi le prime discussioni, le prime incomprensioni, i primi litigi. Viene ad incrinarsi il solido rapporto che intercorreva tra Marcella e i suoi. Marcella che fino a poco tempo fa era ancora una ragazzina che chiedeva consiglio ai genitori ora si ribella e pone condizioni. I suoi, vedono in Giorgio un nemico da combattere con tutte le armi possibili. Cercheranno di farlo desistere dai suoi propositi con minacce e violenza. (Arriveranno ad assoldare un malavitoso per convincere il ragazzo a desistere). Marcella è continuamente sorvegliata. Non può più uscire da sola. La situazione è insostenibile. Tagliato il filo che lega i due amanti, essi vivono nella disperazione totale. Il loro amore innocente, che ancora non ha conosciuto l’unione dei corpi, è calpestato, nella maniera più brutale.
Marcella sente che quell’amore non le appartiene più. Tutto ciò che la circonda non le appartiene più. Deve andare via. Scappare da tutto e da tutti per purificarsi.
Una sera eludendo la sorveglianza dei genitori riesce ad allontanarsi in compagnia delle sue lacrime. Vaga senza una meta. Si sente completamente vuota. Si lascia trascinare come spinta dal vento. Cammina per strade a lei sconosciute tra gente sconosciuta, completamente assente da tutto quanto la circonda.
Un temporale improvviso la riporta alla realtà: si trova nell’ampia piazza della stazione centrale. Un numero considerevole di persone scappa a cercare riparo. Lei si fa spazio tra la folla e di corsa va a ripararsi all’interno della stazione.
Stanca, assonnata, bagnata e infreddolita, va a rifugiarsi in un vagone fermo su di un binario secondario. Dopo poco si addormenta. Un vocio di bambini e un rumore ritmico e metallico la svegliano. L’ambiente è illuminato e affollato: persone che leggono, altre che discutono, bambini che giocano. Vicino a lei sta seduta una mamma che stringe al petto un neonato piangente. Sulle prime, a contatto con quella scena cosi movimentata, crede di sognare, ma poi si rende conto che non si tratta di un sogno. Sta viaggiando ormai da circa due ore, verso una destinazione a lei ignota. E’ presa dal panico. Sente che le manca il respiro. All’improvviso si pente di tutto. Ha paura. Esce da quello spazio angusto. Spingendosi a fatica tra la calca umana si fa strada nel corridoio del treno come alla ricerca di una soluzione. Vorrebbe gridare ma non ne ha la forza. Corre tra la gente. Sente su di se gli sguardi indiscreti dei passeggeri Qualcuno la sgrida, ma lei è lontana con il corpo e la mente. Più corre e più sente la disperazione farsi strada. Ma ecco che, inaspettatamente, il treno rallenta la sua corsa e poi si ferma. Marcella scende precipitosamente. E’ notte inoltrata. Altri passeggeri scendono mentre un folto gruppo di persone sale. Marcella segue i passeggeri in uscita senza sapere ne dove si trova ne dove andrà. Un uomo alto, sulla cinquantina, elegante, distinto, sceso dal treno insieme a lei la osserva, poi, la segue. Comprende che la ragazza si trova in difficoltà e quando questa va a sedere su di una panchina, e portandosi le mani alla testa come in un gesto di dolore incomincia a piangere, le si avvicina offrendole il suo aiuto. Acquista la fiducia della ragazza la quale gli racconta la sua avventura. L’uomo si mostra comprensivo, paterno, affettuoso e disponibile ad ospitarla per la notte nella sua casa dove ad attenderlo, dice, c`e` una moglie e due ragazzine che hanno la sua stessa età. Promettendole, altresì, che il giorno dopo lui stesso l’avrebbe accompagnata a casa. La ragazza, stremata infreddolita assonnata si lascia convincere e lo segue. L’uomo, in compagnia della ragazza, si reca in un parcheggio dove in precedenza ha lasciato la sua auto. Apre lo sportello, dal lato del passeggero, e si assicura che la ragazza entri. Fa il giro dell’auto e si porta al lato del guidatore. Avvia la macchina e dice: “ Tra poco saremo arrivati “. Percorrono strade lunghe e buie.
L’uomo incomincia a cantare un vecchio motivo allegro. Poi incomincia a parlare di varie cose apparentemente senza senso, cercando di stimolare l’interesse della ragazza, la quale incomincia ad avere il sospetto di aver commesso un’altro errore. Chiede all’uomo di essere riaccompagnata alla stazione. Lui si rifiuta. Lei cerca di fermare l’auto per scendere da quella che oramai si è rivelata una trappola, ma viene bloccata dallo sconosciuto che la picchia in pieno volto facendola sanguinare. L’uomo continua a cantare incurante delle grida supplichevoli della ragazza, mentre con la mano destra la trattiene ferma al sedile. Fermata la macchina in piena campagna si avventa su di lei. Attimi interminabili. Marcella sente su di se tutta la brutale violenza dell’uomo. Implora pietà. Si divincola, cerca di difendersi, ma lui la blocca definitivamente sul sedile, e, la penetra selvaggiamente. A nulla valgono le sue grida, la sua ribellione, se non a far godere ancora di più quel losco figuro, che mentre la penetra, ebbro di eccitazione, canta un motivetto allegro. Sudato, con il respiro affannoso e pesante sembra un vitello sgozzato. Poi sfinito, stanco, esce dalla macchina, respira forte come a caricarsi di energia, poi, accende una sigaretta. La ragazza è li immobile, sul sedile dell’auto, la gonna alzata fino alla vita, le mutandine strappate, lui la guarda e dice: “Mi hai fatto lavorare grande piccola troia. Ma ne e` valsa la pena.” La prende in braccio e la porta fuori dall’auto. La guarda e grida: "Era vergine.” Ride energicamente. Sta per sorgere l’alba. L’uomo, lasciata la ragazza sull’erba bagnata di rugiada cantando, sale in macchina e si allontana. Nel frattempo i genitori di Marcella si accorgono della fuga. Pensano che sia scappata con Giorgio. Accertatisi che il ragazzo non sa nulla, vanno alla polizia per denunciarne la scomparsa.
Il sole è già alto, quando due contadini (padre e figlio) incontrano la ragazza che con la mente completamente sconvolta, vaga alla ricerca d’aiuto. Dall’aspetto comprendono subito che e’ accaduto qualcosa di grave. Il più giovane si avvicina. La ragazza, diffidente, gli si avventa contro. Il giovane contadino soccorso dal padre, cerca di calmarla e di farle comprendere che non ha nulla da temere. Riescono a portare la ragazza a casa dove riceve le prime cure dalle donne. La presenza femminile la rende più tranquilla. Si calma. Poi lentamente si riprende e racconta la sua disavventura. Gli ospiti decidono di rivolgersi alla polizia ma lei pone un netto rifiuto: i suoi genitori e il suo ragazzo non dovranno mai sapere quello che le e’accaduto. Chiede di restare qualche giorno in quella casa, il tempo di riprendersi completamente e poi potranno chiamare i suoi per farla ritornare. Proprio quella sera, in televisione, in un servizio giornalistico, è diffusa la foto della ragazza. Parlano i genitori, chiedono alla loro figliola di tornare a casa. Nel frattempo anche Giorgio assiste alla trasmissione in compagnia della zia e si dispera. Non si spiega il perché di quella fuga e altrettanto non si spiega perché non si e’ rivolta a lui avvisandolo, almeno telefonicamente, delle sue intenzioni, avrebbe potuto darle dei consigli, ne avrebbero discusso insieme, magari deciso insieme. Ha timore che possa esserle successo qualcosa di grave. Si dispera, e’ irrequieto. Esce di casa e va in giro come alla ricerca di una risposta che purtroppo non riesce a trovare.
Per Marcella sono giorni interminabili. Non può mandar via dalla sua mente il volto di quell’uomo sconosciuto e violento. Sente ancora su di se le mani, il respiro, di quell’individuo abietto. E’ continuamente pervasa da scosse di terrore. La permanenza della ragazza in casa dei contadini si prolunga di giorno in giorno. Ormai ha preso anche confidenza con quell’ambiente e con le care persone che si prendono cura di lei e la proteggono. Vorrebbe chiamare Giorgio ma non e’ancora il momento. Si sente ancora sporca, distrutta moralmente e fisicamente. Intanto si intensificano le ricerche. I giornali quotidianamente pubblicano articoli che la riguardano corredati da foto.
E’ intervistato anche Giorgio, e cosi il loro amore, la loro storia, diventa di pubblico dominio, alimentando le ire dei genitori della ragazza, che si placano, quando ricevono la telefonata di Marcella che gli indica il luogo dove poterla incontrare…..

Fine capitolo primo







































standard

Nessun commento: